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Associazione informale aperta a chiunque condivida la sua Vision e intenda partecipare in una qualche misura alla sua Mission

Pensiero e Prassi di World-Lab

Dino Gerardi

  1. Gli inconvenienti che affliggono l'Italia, l'UE e non solo, già gravi e in vista di peggioramento, quali l'elevato tasso di inattività involontaria, il lavoro scarsamente retribuito e precario, la povertà, la denatalità e il rischio di conflitti, altro non sono che “effetti secondari” del Capitalismo selvaggio oggi imperante.
  2. L'unico (!) modo per eliminarli consiste nella modifica strutturale del sistema economico e, conseguentemente, sociale (solo cambiando l'albero si possono cambiare i frutti).
    2 bis - Una tale modifica strutturale, oltretutto, è non solo facilmente realizzabile nel modo banale sotto-indicato al punto 3, ma anche alla portata della società civile (condizione necessaria per la sua implementazione). Ergo il dogma del TINA (There Is No Alternative), dato per scontato dagli economisti più influenti, è una colossale bufala che evidenzia l'opportunità di abolire il premio Nobel per l'economia, data la sua nocività e pericolosità.
  3. Considerando che il Capitalismo selvaggio è fondato sull'egemonia della produzione di “valori di scambio”, cioè produzione per terzi consumatori (Paradigma dell'Eteronomia), un cambio strutturale del sistema implica un semplice aumento del ruolo della produzione di “valori d'uso”, cioè auto-produzione (Paradigma dell'Autonomia) da parte di adeguate collettività.
    3 bis - Su un piano simbolico, dato che i Paradigmi dell'Eteronomia e dell'Autonomia si reggono, rispettivamente, sulla competizione, tipicamente maschile (Yang) e sulla cooperazione, tipicamente femminile (Yin), si può affermare che una opportuna modifica strutturale che porta il sistema capitalista in una situazione armonica, consiste nell'introduzione, ovunque opportuno, del principio femminile Yin (da non confondere con un aumento delle “quote rosa”).
  4. Fermo restando, dunque, che la necessaria trasformazione strutturale del sistema capitalista va attuata con l'introduzione di collettività auto-produttrici di “valori d'uso”, si tratta di capire quali possono essere, nella loro molteplicità, le specifiche collettività.

    Cominciando con le collettività pubbliche, necessariamente attive in ogni tipologia di sistema economico essendo dedite all'auto-produzione di servizi collettivi (indivisibili), finanziati con la fiscalità ed erogati gratuitamente a tutti, esse potrebbero avere un ruolo anche in altri ambiti sensibili (come ad es. armamenti, farmacologia, telecomunicazioni), senza andar oltre, per non avvicinarsi al collettivismo, evitando gli svantaggi che lo caratterizzano.

    Una estensione del loro ruolo, anche ristretto agli ambiti sensibili, appartiene tuttavia alla Politica la quale è influenzata dagli organi di informazione che sono in mano di chi vuole lo status-quo avendolo prodotto, e quindi una tale estensione appare, ad oggi, impossibile (ma ritorneremo su questo punto... con una innovazione in ambito Politico che potrebbe cambiare radicalmente la situazione attuale).

    Dato che, come detto, un'estensione del ruolo di tali collettività pubbliche ad altri ambiti (es. l'agroalimentare) risulta notoriamente inadeguato, un cambio strutturale del sistema non può che aver luogo attraverso la diffusione, in prima battuta (!), di adeguate collettività auto-produttive private
  5. Venendo ora a tali collettività considerando che le più piccole fra queste, cioè quelle uni-famigliari, sono state storicamente fagocitate dal contesto di produzione-consumo eteronomo, non resta che puntare sulle collettività auto-produttive private multi-famigliari (cooperative).
  6. Dato che le cooperative di auto-produzione, sia di beni (es. agricoli) che di servizi (es. la distribuzione al dettaglio attuata dalle cosiddette cooperative di consumo) sono da tempo presenti nel sistema, il fatto che non abbiano avuto un impatto di una qualche importanza sulla struttura del sistema stesso, è il segno evidente che sono gravate da un vizio di fondo.
  7. World-Lab ha individuato nella mono-attività, di cui sono tutte caratterizzate, un tale vizio, il quale deriva dal fatto che tali cooperative nascono troppo “dal basso”, cioè per iniziativa dei soci stessi, motivati da uno specifico bisogno e solo da quello (una cooperativa di auto-produzione agricola mai penserà di auto-produrre servizi alle persone, es. parrucchiere, o alle cose, es. riparazione di veicoli o manutenzione degli alloggi).

    Ma è proprio grazie alla multi-attività che dette cooperative possono aumentare esponenzialmente i loro positivi effetti in favore dei soci e, diffondendosi conseguentemente, della società tutta intera.
  8. Incrementa l'occupazione. E' così che una cooperativa di auto-produzione di circa 300 soci (come, ad es. la cooperativa agricola Arvaia di Bologna, www.arvaia.it), data la sua mono-attività può occupare circa 4-5 soci-lavoratori-utenti, mentre gran parte dei soci sarà costituita da semplici soci-utenti.

    Ma è alquanto evidente che una estensione delle attività auto-produttive ad una più ampia gamma di beni e servizi di consumo famigliare corrente, generalmente caratterizzati da una produzione a) compatibile con una scala limitata e b) ad elevata intensità di lavoro (quali quelli elencati nel libro di W-L La Dignità delle Nazioni, Amazon 2015), comporterà un corrispondente aumento dei soci-lavoratori.
    8 bis - Facilita gli acquisti dei soci effettuati sia attraverso un reddito acquisito da una attività interna alla cooperativa (percepito nella moneta interna, diciamo ore, nella quale sono espressi i prezzi di acquisizione dei beni e servizi auto-prodotti), che (importante!) attraverso un reddito acquisito all'esterno (espresso in moneta a corso legale).

    Quest'ultimi acquisti (eventualmente incentivati da un cambio favorevole fra la moneta a corso legale e quella interna, cioè agevolando l'acquisto di ore), sempre riservati ai soci, sono necessari in quanto la cooperativa, lungi dal puntare sull'autarchia, con tali proventi acquisisce input di produzione all'esterno, in primis l'uso dei mezzi di produzione di proprietà terza, altri input quali materie prime o semi-lavorati, e paga gli oneri fiscali e sociali.
  9. Occorre osservare, a questo punto, che una tale tipologia di cooperative di auto-produzione non può nascere “dal basso” ma è necessariamente frutto di una logica “G-locale” (pensiero globale e azione locale).

    Questo implica la presenza di un “deus ex machina” costituito da un Soggetto Realizzatore dalla duplice natura di Attuatore e di Patrocinatore.

    Trattasi di due funzioni (rispettivamente, di apporto delle risorse materiali, cioè i mezzi di produzione, e delle risorse umane, cioè i soci) che possono essere esercitate anche da due distinti Soggetti convenzionati quali, nell'ordine, un Consorzio di imprese commerciali a tematiche complementari e una Associazione (es. un Partito, caratterizzato in tal caso da una componente metapolitica nel suo programma: la riforma Politica precedentemente annunciata).
  10. Considerando che quanto offerto dal Patrocinatore e dall'Attuatore, cioè formazione-lavoro-reddito ai potenziali soci-lavoratori e incremento del potere d'acquisto di beni e servizi, di qualità accertabile dai soci acquirenti, le due funzioni sono caldamente consigliate, rispettivamente:
    • Ai Partiti politici che, non beneficiando del favore dei mezzi di comunicazione, possono trarre consenso proprio dalla detta metapolitica, oltretutto la sola (!!!) che può eliminare ogni forma di inattività involontaria, in particolare la disoccupazione, dal sistema.
      Occorre osservare, a questo proposito, che le famiglie che consumeranno beni e servizi auto-prodotti non ridurranno la loro domanda rivolta al mercato ma la modificheranno, aumentando la loro domanda rivolta a beni (es. tecnologici) e servizi (es. culturali) non auto-prodotti, trasferendo occupazione in tali settori, rendendo incrementale l'occupazione in ambito auto-produttivo e specializzando in tal modo l'apparato produttivo nazionale.
      Il ruolo dei Partiti consisterà semplicemente nell'incentivare, presso i loro aderenti e simpatizzanti, la partecipazione all'originale progetto di formazione-lavoro contribuendo, in tal modo, alla realizzazione, assieme all'Attuatore, di un prototipo di dette cooperative di auto-produzione multi-attività (denominate Accademie Conviviali di Arti e Mestieri-ACAM o, più semplicemente, Convivi), dove ha luogo la trasmissione intergenerazionale dei saperi: i soci-lavoratori senior accompagnano i soci-lavoratori apprendisti, ad essi paritetici, all'operatività.
      E tanto basterà (e non è un grande sforzo...ma ci scusiamo se è troppo!) per trasformare strutturalmente il sistema, dato che la loro diffusione avverrà quasi automaticamente una volta quantificati i vantaggi di cui potranno godere i vari stakeholder (soci, proprietari delle strutture produttive, eventuali istituti di credito... compresa la collettività nel suo insieme).
      Il che consentirà ai Partiti partecipanti all'iniziativa, grazie al consenso derivante da tale diffusione, di procedere in seconda battuta (!) per via Politica, alle ulteriori opportune trasformazioni nei citati ambiti sensibili, trasformando così un sistema socio-economico gravato dagli effetti negativi del Capitalismo selvaggio in un inedito sistema armonico e durevole denominato Civismo (fondato su una “terza via” economica, detta anche economia cristiana da World-Lab), caratterizzato simultaneamente dalla piena attività permanente e dalla libera iniziativa privata cioè dai vantaggi dei sistemi estremi, quali il Collettivismo e il Capitalismo, senza essere gravato dai loro pesanti e ben noti inconvenienti.
    • Alle Società commerciali che offrendo servizi (architettura, credito, gestione, locazione...) agli investitori proprietari delle strutture produttive possono aprire un mercato (nel quale potranno sicuramente beneficiare di un vantaggio concorrenziale iniziale), che si annuncia di grandi dimensioni.
      In effetti, considerando che i Convivi sono
      • standard
      • economicamente sostenibili, cioè non necessitano di fondi pubblici e, soprattutto
      • non necessitano di innovazione né di prodotto né di processo, la loro diffusione in quanto tali, o in forme consortili (anche senza arrivare ai casi estremi come Mondragon, nei Paesi Baschi, che occupa più di 80.000 lavoratori), e la domanda di mezzi di produzione che ne consegue, può dar luogo ad una dinamica economica potenzialmente assai elevata, paragonabile a quella di una “ricostruzione post-bellica”